La vicenda è nota e si può riassumere in fretta: tra il 18 dicembre 1939 e il 30 novembre 1940, Faustina Ermelinda Setti, Francesca Clementina Soavi e Virginia Cacioppo spariscono da Correggio senza lasciare traccia. Ufficialmente, sono salpate per una nuova vita – chi per sposare un vedovo benestante, chi per inseguire una buona offerta di lavoro –, ma qualcosa non torna e la cognata di Virginia, Alberta Fanti, avvia un’indagine personale degna di un romanzo di Carolina Invernizio.
Così, con lentezza e più di un errore, la macchina della giustizia si muove: tutti gli indizi conducono a Leonarda Cianciulli, moglie e madre esemplare. È a casa sua, al terzo piano di corso Cavour 11, che le tre donne – le “martiri”, come le definisce la stessa Nardina – sono andate prima di partire… per non uscirne mai più. È lei ad aver programmato i loro viaggi nel dettaglio.
“La Cianciulli” viene arrestata, in breve tempo si proclama unica responsabile, allontanando i sospetti da qualcun altro, e dà evidenti segni di squilibrio: parla di maghe, di maledizioni, di patti con la morte, di corpi trasformati in sapone e dolcetti, di anime a cui donare una nuova forma. Seguono goffe perquisizioni, interrogatori approssimativi, una lunga perizia psichiatrica, l’interruzione dell’istruttoria (siamo ormai negli anni più cruenti della guerra) e infine il processo, nel 1946.
Confermata colpevole, solo lei e nessun altro, la “Saponificatrice di Correggio” è dichiarata semi-inferma di mente, scampa alla pena capitale – all’epoca ancora applicata, ma non in caso di rei folli – ed è condannata “all’internamento in una casa di cura” per un periodo di almeno tre anni e ad altri trenta di reclusione.
Leonarda, di fatto, non sconterà mai la pena detentiva: morirà nel manicomio giudiziario di Pozzuoli nel 1970, per apoplessia cerebrale.
Più difficile, in questo caso che accende le pagine di cronaca e l’immaginario a partire dal secondo dopoguerra (prima c’era la censura fascista…), è districarsi tra realtà e leggenda, tra fatti comprovati e “fake news”.
Chi è, cos’è Leonarda Cianciulli? Una “donna-demonio”, una “strega”, una “forsennata creatura”, come viene definita dai giornali, forse per cavalcare l’onda della fantasia, forse per rendere straordinaria (e dunque estranea, lontana) una figura troppo simile a una vicina di casa, a una persona comune, a noi? Una pericolosa e fine stratega? La Saponificatrice di Correggio crede alle sue stesse parole, si sente maledetta, oppure ha montato un caso ad arte, per nascondere un movente banale e distogliere l’attenzione da chi potrebbe averla aiutata? Ha ucciso per rapina o per salvare la vita dei tre figli maschi, dell’età giusta per essere richiamati sui campi di battaglia? Una vita per una vita…
Il “caso Cianciulli”, nonostante gli innumerevoli studi e le scoperte degli ultimi anni – le dichiarazioni di una testimone che, se avesse parlato al momento giusto, avrebbe potuto ribaltare quell’amara sentenza – offre più domande che risposte, e magari è proprio questo a renderlo più conturbante, più sfidante da analizzare, più impresso nella memoria, ricamato e distorto. Ancora oggi, c’è chi parla di “profumate saponette” regalate ai giovani soldati, di dadi e biglie – i giochi della sua bambina più piccola – fatti di ossa umane, di piantonamenti davanti alla casa dell’assassina ancora negli anni Sessanta, perché “continuava a esserci maretta”.
La storia di Leonarda, presunta Saponificatrice, è costellata di dubbi e buchi di trama, a partire dalla data di nascita: l’atto ufficiale indica il 18 aprile 1894, ma non è raro trovare 1890, 1893, 1895. Qualcuno ritiene che sia figlia del primo, violento marito di Serafina Marano (rapì e abusò di lei, costringendola a un matrimonio riparatore), ma è solo l’ennesima invenzione, tesa a profetizzare, fin dalla culla, un destino criminale e nerissimo. Leonarda è in realtà l’ultimogenita di Mariano Cianciulli, uomo onesto e affettuoso – l’unico, probabilmente, ad averla amata in modo sano.
Ed è alla morte prematura del padre che il suo mondo inizia a crollare: la madre, fredda e distante, la indirizza sulla via della prostituzione e la trascina in un inquieto spostarsi da Montella, luogo di nascita, a Lavello, Lauria e via dicendo. Leonarda risponde simulando più volte il suicidio e macchiandosi di reati via via più gravi, dai piccoli furti alle truffe.
Il matrimonio con Raffaele Pansardi – personalità grigia, riservata, agli antipodi rispetto alla protagonista della nostra storia – scatena la maledizione di Serafina (“moriranno tutti i figli tuoi”) e l’inizio di una catena di gravidanze, perdite, lutti mai elaborati. Almeno diciassette figli. Ne sopravvivono soltanto quattro.
Correggio è il terzo, fatale snodo narrativo: Raffaele vi viene trasferito per lavoro nel 1930 e la famiglia lo segue. Qui “la Cianciulli”, con un’iniziale fama di “brigantessa” (così erano allora considerati “quelli di giù”…), intreccia una fitta rete di rapporti, scambi di merci usate, prestiti e confidenze femminili: le donne si rivolgono a lei, si aprono a lei, mostrando fragilità e appigli, svelando sogni e aspirazioni di cui chiunque altro riderebbe (sognare l’amore, un impiego migliore, una carriera artistica? Che cose ridicole, scriveranno i quotidiani, uccidendo Faustina, Francesca e Virginia una seconda volta). Fin dai primi mesi, inizia a frequentare quelle che, nove, dieci anni dopo, diventeranno i suoi agnelli sacrificali. Per fame di denaro o per rito, non è dato sapere.
Le ha saponificate? Ne ha fatto torte e pasticcini? No. E questa è una delle poche risposte sicure. Sicura già dalle prime analisi, già all’epoca.
Gli interrogativi sono altri, e scavano più a fondo, oltre i colpi di scure, oltre le settecento pagine del Memoriale scritto dalla Cianciulli durante i diciotto mesi della perizia psichiatrica: quanto hanno inciso l’infanzia complessa, le perdite, il clima bellico sulla psiche di Leonarda? Qual è il vero significato – e quanto ha pesato – della maternità e del femminile? Cosa è successo in quei nove anni di attesa, dall’arrivo a Correggio al primo omicidio? Come si diventa mostri?
Nel libro che ho dedicato alla Saponificatrice di Correggio ho individuato un parallelismo tra la biografia della serial killer (la prima, forse, della storia italiana) e la struttura della fiaba. Nella cronaca nera, però, non c’è mai lieto fine.
Francesca Mogavero, La Saponificatrice di Correggio: Il caso Cianciulli. 1939
Giunti – Collana Nero900 (diretta da Gianni Biondillo)
pp. 272 – 14,90 euro (ebook 9,99 euro)












