Ludwig: l’ombra Nera sul Nord-Est

Chi uccise con Marco Furlan e Wolfgang Abel? Sulla tragica serie di delitti commessi dai due serial killer sotto la sigla Ludwig, si indaga ancora. Almeno 15 furono gli omicidi, di cui solo 10 accertati. Prendevano di mira prostitute, clochard, omosessuali, preti, chiunque ritenessero inferiore a loro o inaccettabile per i loro ideali nazisti. “Sto lavorando a un microchip che eliminerà il male dal cervello”, mi disse Marco Furlan, durante il nostro primo incontro. Aveva lasciato il carcere da pochi mesi e viveva in un bilocale al quinto piano di uno stabile popolare in viale Molise, a Milano. Due stanze piccole, pochi mobili, un divano a due posti arancione e quattro bidoni della spazzatura allineati in cucina, accanto al lavandino. Tutti di un colore diverso. In mezzo alla stanza una libreria vuota con al centro i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Un solo libro in mezzo al niente. E già bastava a mettere ansia. Così come il suo ordine e la sua passione per la monnezza, rigorosamente divisa per la differenziata. Ma il suo ambizioso progetto di eliminare il male dal cervello umano andò oltre l’ansia. “Mi sono laureato in fisica e in carcere ho preso un dottorato in ingegneria biomedica”. Un genio e un pericoloso serial killer. Rimase al suo posto, composto e immobile sul suo divano arancione, con lo sguardo perso su qualcosa oltre le mie spalle. Si alzò dopo la domanda sui possibili complici. Perché Ludwig non è stato solo un mostro a due teste, e questo me lo confermò Wolfgang Abel, mesi dopo.
Non sono un assassino né il pazzo che hanno descritto. Ci sono altri”. E di altri due ragazzi parlò una testimone dell’omicidio di Claudio Costa, il giovane omosessuale ucciso da Ludwig a Venezia, il 12 dicembre 1979. Mentre di un terzo ragazzo “basso e tarchiato” disse il gestore del cinema Eros di viale Monza dato alle fiamme il 14 maggio 1983. Nell’incendio morirono sei persone e altre 32 rimasero ferite.
Le indagini su Ludwig sono ripartite nel novembre del 2024 e sarà la procura di Milano a valutare se con Abel e Furlan ci sia stata una rete di estremisti neonazisti o sette esoteriche partendo anche degli elementi emersi nel nuovo processo sulla strage di piazza della Loggia a Brescia. “Arrivarono testimonianze su alcuni giovani visti sui luoghi dei delitti ma nessuno mi indicò o mi riconobbe”, precisò Abel. Era il 7 febbraio del 2009 e lui era appena tornato a casa, in semilibertà. Ad aprirmi le porte di una lussuosa villa ad Arbizzano fu il padre, l’avvocato tedesco Gerhard Abel. In quella stessa villa, undici anni dopo, nel settembre del 2021, Abel sarà vittima di una caduta. Un trauma cranico che lo ridurrà in stato vegetativo. Morirà in un reparto dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Niger, nell’ottobre del 2024 e senza aver mai ripreso conoscenza. Una strana caduta. Aveva la testa fracassata come quella delle sue vittime. A padre Armando Bison, un frate dell’ordine dei Venturini, Ludwig spaccò la testa a martellate e ci conficcò un crocifisso in legno. Nel dicembre del 1980 toccò a Maria Alice Baretta, una prostituta di 50 anni. Una donna che aveva fatto girare la testa a tanti uomini, ancora affascinante nonostante l’età e la gamba sinistra che zoppicava vistosamente. Maria Alice non provò neanche a scappare. Sapeva che non ce l’avrebbe fatta. Alzò gli occhi disarmati e impauriti verso i suoi assassini prima di cadere inerme sul marciapiede, ferita da decine di martellate e da altrettanti colpi di ascia. Morì dopo due settimane di atroci sofferenze.
Dopo gli omicidi, Ludwig cercò la strage e il 14 maggio 1983 appiccò un incendio al cinema Eros di Milano provocando la morte di sei persone e ferendone altre 32. L’8 gennaio 1984 a bruciare fu la discoteca “Liverpool” di Monaco di Baviera e a morire una ragazza di origine italiana che lavorava nel locale. La sera del 4 marzo 1984, Marco Furlan e Abel Wolfgang, vestiti da Pierrot e con due taniche di benzina nascoste in un borsone, entrarono nella discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, dove 400 ragazzi in maschera stavano festeggiando l’ultimo giorno di Carnevale. Furono fermati e arrestati. Condannati a 30 anni dopo 24 erano già fuori dal carcere. Fuori da sempre i loro possibili complici. Ma questo sarà la procura di Milano ad accertarlo e magari a fare anche chiarezza sulla strana morte di Abel Wolfgang.

Author: Raffaella Fanelli

Giornalista, ha scritto per numerose testate, tra le quali la Repubblica, Sette - Corriere della Sera, Panorama, Oggi, e altrettante trasmissioni televisive, da Quarto grado a Verissimo a Chi l’ha visto? Ha realizzato interviste a Salvatore Riina, Angelo Provenzano, Vincenzo Vinciguerra, Valerio Fioravanti, Franco Freda. Nel 2018 pubblica "La verità del Freddo" (Chiarelettere), il libro intervista a Maurizio Abbatino, fondatore con Franco Giuseppucci della Banda della Magliana. Nel 2019 una sua inchiesta giornalistica permette alla procura di Roma di riaprire le indagini sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e, nel 2020, dà alle stampe, con Ponte alle Grazie, "La strage continua. La vera storia dell’omicidio di Mino Pecorelli". Nel 2022 pubblica con Emons e il Fatto Quotidiano “OP”, il podcast sul delitto del giornalista. Del 2023 è "Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni?" (Ponte alle Grazie).

articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *