Quell’ombra dei Servizi su via Poma

Non c’è nessuna lettera di Pietrino Vanacore che possa far chiarezza sull’omicidio di Simonetta Cesaroni. Stando a un “giornalista” o pseudo-consulente, il “testamento verità” con il nome dell’assassino sarebbe passato per le mani della sottoscritta: preciso, così come ho dichiarato ai carabinieri che mi hanno sentita, che se solo avessi avuto o semplicemente visto una lettera così importante l’avrei di certo portata in procura. Ovviamente, dopo averla pubblicata. Dalla famiglia Vanacore mi è stato dato un memoriale, inutile alle indagini, che ho già consegnato ai carabinieri di Piazzale Clodio. C’è ben altro che può tornare utile. Come una registrazione dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno o un esposto depositato in Procura lo scorso 18 luglio e – almeno fino ad oggi – ignorato.
Ma andiamo con ordine.
Le indagini sull’omicidio di Simonetta Cesaroni, la ventenne uccisa con 29 colpi di tagliacarte il 7 agosto del 1990, sono state riaperte nel marzo del 2022 e la giudice per le indagini preliminari, Giulia Arcieri, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura. Nelle 55 pagine del decreto la Arcieri chiede al pm Alessandro Lia di indagare su chi potrebbe aver depistato per coprire assassino e movente in quanto “appare del tutto verosimile che sin dall’inizio le indagini siano state inquinate per proteggere soggetti e/o interessi dei servizi segreti”. Indagare, quindi. Anche sui rapporti dei “poteri forti” con persone dell’Aiag. E qui ricordiamo che c’è una registrazione dell’avvocato Francesco Caracciolo di Sarno che parla “del suo amico dei servizi segreti” (con tanto di nome) a chi scrive. Ricordiamo anche che Francesco Caracciolo di Sarno era il presidente dell’Aiag, l’associazione Italiana Alberghi della Gioventù dove Simonetta lavorava ed è in quegli uffici, in via Poma, che fu ritrovata cadavere. Nel provvedimento c’è un elenco di 29 persone che la procura dovrà sentire, tra vecchi protagonisti e altri mai ascoltati prima. C’è il nome di Giulia Caracciolo che fornì l’alibi al padre e quello di Bianca Limongiello, la portiera dello stabile in largo della Gancia dove l’avvocato aveva un appartamento e che già nel ’90 dichiarò di averlo visto rientrare “intorno alle ore 18 in compagnia di un altro uomo mai visto prima”. Bene, comunichiamo alla procura che non potrà essere sentita perché Bianca Limongiello è già deceduta. Così come non potrà essere sentita Giuseppa De Luca, ormai in stato vegetativo. La vedova del portiere Pietrino Vanacore all’epoca dichiarò di aver visto uscire dal palazzo un uomo di circa 40 anni, con la visiera del cappello abbassata e un sacchetto stretto nella mano sinistra. Forse – non è detto che ricordi – potrà dare risposte Antonio Del Greco, il poliziotto che condusse le prime indagini. Sarà sentito anche Carmine Belfiore, ex questore di Roma e vicecapo vicario della polizia. Nell’elenco spicca il nome di Sergio Costa, agente del Sisde distaccato in quell’agosto del 1990 al nucleo operativo e che arrivò per primo in via Poma. A scoprire la sua presenza fu Gennaro De Stefano, giornalista di Gente, tre anni dopo il delitto. Perché il nome di questo signore, genero dell’allora capo della polizia Vincenzo Parisi, non figura in nessun verbale. Lo abbiamo ritrovato in un esposto inviato in procura il 18 luglio del 2024. Una pagina con precise dichiarazioni di un ex generale del Sisde che, ci permettiamo di scrivere, andrebbero verificate.
Uomini del servizio potrebbero aver avuto un ruolo nell’omicidio. Non può essere una semplice dimenticanza il mancato interrogatorio di Manlio Indaco Giammona, all’epoca proprietario dell’appartamento dove aveva sede l’Aiag. Manlio Giammona era residente in via Piccolomini 28, in un appartamento della Servo Immobiliare srl, una società di copertura del Sisde. E non può essere una coincidenza che nell’inchiesta, a indicare come colpevole il povero Federico Valle sia stato l’austriaco Roland Voller, in rapporti con ambienti del Ministero dell’Interno. “Chi tirò in ballo il truffatore austriaco fu un agente del Sisde. E per questo ha anche ricevuto un encomio”, ci dice una nostra fonte che rivela, ovviamente, il nome dell’agente.
In sintesi: nel 1992, due anni dopo l’omicidio, grazie alla soffiata di Roland Voller, fu accusato dell’omicidio un ragazzo, Federico Valle, nipote di un inquilino dello stabile e il solito Vanacore ripiombò nell’inchiesta con l’accusa di favoreggiamento. Tre anni dopo furono entrambi prosciolti. Ma chi indagava (o avrebbe dovuto farlo) perse tempo. Oggi scopriamo che l’agente del Sisde che depistò fu pure premiato.
Non può essere un caso che Massimo Carminati, il 17 luglio del 1999, con la complicità di uomini dell’arma, entrò nel caveau della Banca di Roma, in piazzale Clodio, e, tra le mille cassette di sicurezza presenti ne scelse e svuotò solo 147 appartenenti a personaggi importanti del mondo politico e giudiziario, inclusa la cassetta di Francesco Caracciolo di Sarno. Cosa c’era all’interno? Massimo Carminati non lo dirà mai. Ma ha già ricordato, durante un’udienza del processo mafia capitale, che portò via documenti e carte. Il furto, per Carminati, è stato una sorta di lasciapassare giudiziario, per altri, la fine o l’inizio di un ricatto.
La ragazza non è stata violentata. Hanno fatto in modo che si pensasse questo. C’è stata una lite. Lei ha minacciato di parlare e per questo è stata uccisa”. È sempre la nostra fonte a dirlo. Sta alla procura indagare. Ma che le indagini siano serie, almeno questa volta.

(pubblicato sul settimanale Gente)

Author: Raffaella Fanelli

Giornalista, ha scritto per numerose testate, tra le quali la Repubblica, Sette - Corriere della Sera, Panorama, Oggi, e altrettante trasmissioni televisive, da Quarto grado a Verissimo a Chi l’ha visto? Ha realizzato interviste a Salvatore Riina, Angelo Provenzano, Vincenzo Vinciguerra, Valerio Fioravanti, Franco Freda. Nel 2018 pubblica "La verità del Freddo" (Chiarelettere), il libro intervista a Maurizio Abbatino, fondatore con Franco Giuseppucci della Banda della Magliana. Nel 2019 una sua inchiesta giornalistica permette alla procura di Roma di riaprire le indagini sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e, nel 2020, dà alle stampe, con Ponte alle Grazie, "La strage continua. La vera storia dell’omicidio di Mino Pecorelli". Nel 2022 pubblica con Emons e il Fatto Quotidiano “OP”, il podcast sul delitto del giornalista. Del 2023 è "Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni?" (Ponte alle Grazie).

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