Cercherò sempre mia sorella Mirella

Era il 7 maggio del 1983. Una citofonata, Mirella Gregori esce dalla sua casa in via Nomentana a Roma e sparisce nel nulla. Mirella, studentessa al secondo anno dell’Istituto Commerciale “Padre Reginaldo Giuliani”, era descritta come una ragazza normale e studiosa. Il giorno della sua sparizione, tornò da scuola verso le 14.00, dopo essersi fermata al bar “Italia – Pizzeria da Baffo” sotto casa sua, gestito dalla famiglia della sua migliore amica, Sonia De Vito.
Intorno alle 15.20, dopo la telefonata di “Alessandro” che le diede appuntamento al monumento al bersagliere di Porta Pia, uscì frettolosamente, dicendo alla madre che sarebbe tornata in dieci minuti e senza prendere la borsetta. Prima di svanire, entrò di nuovo nel bar dei De Vito, dove si trattenne in bagno con Sonia per circa 15 minuti.
La madre di Mirella, non vedendola rientrare, si allarmò. In serata, la sorella Maria Antonietta e il suo fidanzato cercarono Mirella a Villa Torlonia, poiché Sonia De Vito aveva riferito che Mirella era andata lì con amici per suonare la chitarra. Tuttavia, un barista del “Bar da Baffo”, Giuseppe Calì, disse che Mirella, uscendo dal locale, si diresse a destra verso Porta Pia, e non a sinistra verso Villa Torlonia, come invece sostenuto da Sonia De Vito. Inoltre, la famiglia Gregori ha sempre affermato che Mirella non sapeva suonare la chitarra. Alle 22:00, la madre e la sorella sporsero denuncia di scomparsa.
La scomparsa di Mirella Gregori fu collegata a quella di Emanuela Orlandi, sparita 40 giorni dopo, quando un presunto gruppo terroristico menzionò entrambe le ragazze in un comunicato. Nonostante ciò, la giudice Adele Rando, nella sentenza di archiviazione della prima inchiesta nel 1997, definì “arbitrario e strumentale” l’accostamento dei due casi.
Le piste investigative nel corso degli anni sono state diverse. Per citarne alcune:
• Sonia De Vito: l’amica di Mirella, ultima persona ad averla vista, fornì informazioni contraddittorie sulla destinazione di Mirella e fu indagata per reticenza, venendo poi prosciolta.
• Raoul Bonarelli: la madre di Mirella riconobbe in un uomo della gendarmeria vaticana una persona che frequentava la figlia, ma in un confronto successivo non fu più sicura. Bonarelli fu assolto.
Sono state considerate anche la pista di un serial killer e il coinvolgimento della Banda della Magliana, ma le inchieste sono state archiviate per mancanza di prove.
Attualmente, una commissione parlamentare d’inchiesta sta riesaminando i casi Gregori e Orlandi, ascoltando nuovi testimoni come le amiche di Mirella e il barista Giuseppe Calì.
Gli attori di quell’omicidio, perché tale è la scomparsa di Mirella, secondo me sono tra quei nomi che la Commissione sta ascoltando. Loro sanno. Loro hanno citofonato a Mirella. Loro l’hanno tradita.
Sono passati 42 anni e le domande sono sempre le stesse. Quelle su cui nessuno, per pochezza investigativa, per supponenza e per presunzione, ha mai indagato. Domande che ancora risuonano nel vuoto dell’atrio di quel portone da cui Mirella uscì quel pomeriggio per non tornare più.
Perché non si è cercata subito Mirella?
Perché si è creduto in maniera cieca e colpevole a una scomparsa volontaria? Perché non si è provveduto immediatamente ad attivare tutte le energie investigative, ascoltando il grido di allarme di Vittoria, la mamma di Mirella Gregori che dopo due ore aveva già chiaro i contorni del dramma?
Perché, prima che tutto deviasse verso l’intrigo internazionale e tutto diventasse “l’Affaire Orlandi” non si è torchiato i testimoni e analizzato minuto per minuto gli alibi e le dichiarazioni di quell’Alessandro che Mirella dice esser al citofono in quei momenti che precedono la scomparsa e dei pochi amici che Mirella aveva?
Gli alibi di quella misera manciata di nomi che potevano sapere?
La sorella, Antonietta, non vuole lasciare nulla di intentato nel percorso che prima o poi porterà alla verità. Vuole, come lo vogliamo tutti, che chi ha commesso questo orrore paghi una volta per tutte. Abbiamo girato insieme l’Italia io e Maria Antonietta, negli anni, portando la sua testimonianza e il mio libro a un pubblico sempre più grande. Sempre attento e partecipe: «Lo devo a mia sorella. E ai miei genitori che finché hanno avuto forza l’hanno cercata come il primo giorno. Come quel 7 maggio 1983. E non mi fermerò mai.» Ha promesso più volte.
Ci sono tra i fascicoli archiviati in Procura molte pagine mai analizzate dagli inquirenti. In quelle pagine, siamo convinti, c’è il tassello mancante che potrebbe portare alla verità.
«Vorrei tanto sapere cosa le è successo. Dio mio non sai quanto! Perché chi sa non parla adesso? Perché non si libera la coscienza?» Questo diceva Maria Antonietta un anno fa. Questo ripete ancora oggi.
La verità. Nient’altro che la verità. Lo dobbiamo a Mirella e lo dobbiamo anche ai tanti volti senza nome che mancano da anni alle loro famiglie.

Per approfondire il caso si consiglia il libro: “Mirella Gregori. Cronaca di una scomparsa” – Mauro Valentini

Author: Mauro Valentini

Scrittore e giornalista romano. Scrive principalmente di cronaca nera e di cinema collaborando con diverse testate nazionali. È autore di romanzi Noir metropolitani e di libri inchiesta. Tra questi: "Non perder tempo a piangere" che racconta la vita di Nadia Toffa, “Mio figlio Marco – La verità sul caso Vannini” scritto con la mamma di Marco, Marina Conte, "Ciccio e Tore – Il mistero di Gravina" scritto insieme al Generale Luciano Garofano già Comandante dei RIS di Parma, sempre in collaborazione con il Generale Luciano Garofano, ha pubblicato nel 2024 il libro inchiesta: "Alda Albini – Anatomia di un mistero". E' ospite di numerosi programmi e trasmissioni di rilevanza nazionale come: Storie Italiane (Rai Uno), Chi l’ha visto (Rai Tre), Melog (Radio24) ed è opinionista, tra le altre, delle trasmissioni: La storia oscura, PRISMA e Crimini e Criminologia di TV Cusano Campus.

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