Jerry Brudos: il feticista delle scarpe che sconvolse l’Oregon

Quando si parla di serial killer, spesso si pensa a figure spietate, guidate da una furia cieca e irrazionale. Jerry Brudos, invece, rappresenta una delle declinazioni più disturbanti e particolari del crimine seriale: un uomo che ha trasformato il proprio feticismo in un rituale mortale, lasciando dietro di sé una scia di orrore nell’Oregon di fine anni Sessanta.
Jerome Henry Brudos nacque nel 1939 in una famiglia segnata dal disagio. Ultimo di due figli, fu vittima di una madre autoritaria e insoddisfatta, che avrebbe voluto una figlia e non mancava di farglielo pesare. Già a cinque anni, Jerry scoprì il proprio feticismo per le scarpe da donna: trovò un paio di tacchi a spillo in una discarica e ne rimase affascinato. La madre, invece di comprendere, reagì bruciando le scarpe, alimentando così la sua ossessione.
Durante l’adolescenza, Brudos iniziò a rubare scarpe e biancheria intima femminile nelle case dei vicini. A 17 anni fu arrestato per aver rapito e aggredito una ragazza: fu ricoverato in un ospedale psichiatrico, dove gli vennero diagnosticati disturbi della personalità. Ma il suo disagio non venne mai realmente affrontato.
Brudos non era un assassino impulsivo: i suoi delitti seguivano un copione preciso, quasi teatrale. Le sue vittime erano giovani donne, scelte per la loro avvenenza e spesso avvicinate in luoghi pubblici. Le attirava con scuse plausibili – un passaggio in auto, una richiesta di aiuto – e le conduceva nel suo garage, trasformato in un vero e proprio santuario del feticismo.
Qui, Brudos le aggrediva, le strangolava e, una volta morte, dava inizio al suo rituale: spogliava i corpi, li vestiva con biancheria e scarpe della sua collezione, li fotografava in pose provocanti. In alcuni casi, compiva atti di necrofilia e mutilava i cadaveri, conservando parti anatomiche come trofei. Questo bisogno di possesso e controllo si rifletteva anche nella sua vita familiare: costringeva la moglie a pulire la casa nuda, indossando solo scarpe col tacco, e la fotografava, alimentando così le sue fantasie.
Brudos fu condannato per quattro omicidi, commessi tra il 1968 e il 1969:

• Linda Slawson (19 anni): giovane venditrice porta a porta, fu attirata nel garage, colpita e strangolata. Brudos le amputò un piede, che conservò per far indossare le sue scarpe preferite.

• Jan Whitney (23 anni): rimasta in panne con l’auto, fu strangolata e portata nel garage, dove il corpo venne tenuto per giorni. Brudos compì atti di necrofilia e le amputò un seno, che conservò immerso nella resina.

• Karen Sprinker (19 anni): rapita in un parcheggio, fu costretta a posare in biancheria intima, fotografata, violentata, strangolata e appesa a un gancio per ulteriori fotografie. Anche lei subì mutilazioni post-mortem.

• Linda Salee (22 anni): rapita in un supermercato, fu strangolata e sottoposta a un macabro esperimento: Brudos cercò di “farla ballare” passando corrente elettrica attraverso aghi inseriti sotto le ascelle, ma riuscì solo a bruciare la pelle.

Dopo i delitti, Brudos si liberava dei corpi gettandoli nel fiume Willamette, ma conservava scarpe, biancheria e parti anatomiche come trofei, a testimonianza di un legame ossessivo con le sue vittime.
Anche dopo l’arresto, Brudos non abbandonò mai il suo feticismo. In prigione, accumulava cataloghi di scarpe da donna e li sfogliava per ore, come fossero riviste pornografiche. Il personale del carcere confermò che questa abitudine era diventata una delle sue poche fonti di piacere, segno di una patologia radicata e mai superata. L’eco nella cultura popolare: La storia di Brudos ha ispirato romanzi e serie TV. J.K. Rowling ha dichiarato di aver preso spunto da lui per un personaggio del suo libro “Sangue inquieto”, e la sua figura compare in serie come “Mindhunter”, diventando un simbolo del lato oscuro del feticismo e della devianza.
La fine della carriera criminale di Brudos arrivò nel 1969, quando la polizia trovò fotografie delle vittime e prove schiaccianti nel suo garage. Dopo una confessione dettagliata, fu condannato a tre ergastoli consecutivi. Morì in carcere nel 2006, senza mai mostrare rimorso.
La vicenda di Jerry Brudos resta uno dei casi più emblematici di come un feticismo non compreso e non curato possa degenerare in una spirale di violenza. Ancora oggi, il suo caso è studiato da criminologi e psicologi come esempio di come la devianza possa prendere il sopravvento sulla vita di un individuo e su quella delle sue vittime.

Author: Antonio Fusco

Laureato in Giurisprudenza e in Scienze delle pubbliche amministrazioni, ha conseguito il Master di secondo livello in Criminologia Forense ed è iscritto alla Società Italiana di Criminologia. Quale Dirigente della Polizia di Stato, attualmente in quiescenza, si è occupato di indagini di polizia giudiziaria, investigazioni e contrasto alla criminalità. Scrive romanzi crime per Giunti (serie delle indagini del commissario Casabona) e per Rizzoli (serie delle indagini dell'ispettore Massimo Valeri - l'Indiano). Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti in Germania, Grecia e Turchia.

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