Dove il delitto paga vince sempre Caino

L’ultima volta ci vollero due anni e un’intensa attività investigativa dei carabinieri di Mondragone per trovarlo. Due anni di intercettazioni e analisi di filmati di videosorveglianza. Fu catturato a Weener, una cittadina nel nord della Germania al confine con l’Olanda.
L’ultima volta aveva ucciso Oumaima Racheb, una ragazza tunisina di 23 anni. La donna fu colpita con un coltello al volto, alla gola e al fianco sinistro in un contesto legato al mondo della droga e della prostituzione. L’omicidio avvenne presso l’ex hotel Zagarella di Castel Volturno, in provincia di Caserta.
L’ultima volta era il 31 gennaio 2016, solo nove anni fa. Emanuele De Maria, originario di Napoli, 35 anni, alto 173 cm, capelli corti e occhi neri, per quell’omicidio fu condannato a 14 anni e 3 mesi di reclusione.
Ieri è successo di nuovo, sempre in un albergo: l’hotel «Berna», una struttura a quattro stelle che si trova in via Napo Torriani, vicino alla Stazione Centrale di Milano, dove sei mesi fa era stato assunto a tempo indeterminato. Da quasi due anni ci lavorava cinque giorni su sette come receptionist. Questa volta la vittima si chiamava Hani Fouad Abdelghaffar Nasra, un italiano di origini egiziane che lavorava nella caffetteria dell’hotel Berna. Stessa arma: lo ha colpito con cinque coltellate: una al torace, due alla schiena, una al braccio e una profonda al collo, interessando carotide e giugulare.
Secondo le prime ricostruzioni, l’aggressione è avvenuta intorno alle 6, l’assassino sapeva che la vittima sarebbe entrata in servizio col turno del mattino e lo ha atteso all’esterno dell’albergo. De Maria non si era presentato al lavoro nel pomeriggio del giorno prima e non era rientrato in carcere la sera stessa. Dopo l’aggressione è fuggito, facendo perdere le proprie tracce, esattamente come fece nove anni prima.
E potrebbe non essere finita qui. Su di lui pesa anche il sospetto di un altro omicidio, quello dell’altra barista dell’hotel, la cinquantenne Arachchilage Dona Chamila Wijesuriya, origini srilankesi e cittadinanza italiana, un marito e due figli. La donna non si trova da venerdì pomeriggio. Doveva presentarsi al lavoro, così come De Maria, alle 14.30. Nessuno dei due però è mai arrivato in hotel. A far temere il peggio è il fatto che la donna è stata vista per l’ultima volta poco prima delle 14 proprio insieme a De Maria, tra viale Fulvio Testi e il Parco Nord, vicino alla sua casa di Cinisello Balsamo. Due ore dopo però le telecamere della fermata della metropolitana Bignami mostrano il solo De Maria.
Questa è la storia, simile a tante altre. Le domande, però, sono sempre le stesse e restano senza risposta perché chi fa le leggi non è in grado di darle oppure, semplicemente, non le vuole dare: perché un uomo che uccide a coltellate una donna e si nasconde per due anni viene condannato a soli 14 e 3 mesi di reclusione? Perché dopo averne scontato solo 6 gli viene consentito di uscire libero dal carcere per andare al lavoro? Perché viene sempre preferito Caino e ci si dimentica di Abele? Prevedere una pena per un delitto ha ancora un senso o è diventata solo una minaccia ridicola in un paese dove il delitto paga e le vittime restano senza giustizia?

Apprendo ora, domenica pomeriggio 11 maggio 2025, che Emanuele De Maria si è tolto la vita gettandosi da una terrazza del Duomo di Milano e che la barista Chamila Wijesuriya è stata trovata senza vita nella boscaglia del Parco Nord, dove le telecamere l’avevano vista entrare insieme al De Maria venerdì pomeriggio. La tragedia si è compiuta nel peggiore dei modi ma le domande restano e reclamano sempre più forte una risposta che da troppo tempo non si vuole dare.

Author: Antonio Fusco

Laureato in Giurisprudenza e in Scienze delle pubbliche amministrazioni, ha conseguito il Master di secondo livello in Criminologia Forense ed è iscritto alla Società Italiana di Criminologia. Quale Dirigente della Polizia di Stato, attualmente in quiescenza, si è occupato di indagini di polizia giudiziaria, investigazioni e contrasto alla criminalità. Scrive romanzi crime per Giunti (serie delle indagini del commissario Casabona) e per Rizzoli (serie delle indagini dell'ispettore Massimo Valeri - l'Indiano). Alcuni dei suoi libri sono stati tradotti in Germania, Grecia e Turchia.

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6 thoughts on “Dove il delitto paga vince sempre Caino

  1. Mi sono iscritta alla tua pagina perché scrivi articoli interessanti e, credo ovviamente, molto ben informati!

  2. Mi sono iscritta alla tua pagina perché scrivi articoli interessanti e, credo ovviamente, molto ben informati! A presto!

  3. Ciao Antonio, finalmente ti ho trovato! Devo ancora abituarmi alla tua mancanza da Facebook e perciò ti cerco ovunque. Non posso perdermi ciò che scrivi. Ti abbraccio

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