
Dalll’estate del 1976 a quella del 1977, una cappa di terrore avvolse New York. Un assassino seriale, armato di una calibro 44, seminò morte e panico per le strade della città, scegliendo le sue vittime apparentemente a caso. Si firmava “Son of Sam“, il Figlio di Sam, in realtà il suo nome era David Berkowitz. Nacque a Brooklyn il 1° giugno 1953 e fu dato in adozione a pochi giorni dalla nascita. Cresciuto in una modesta famiglia ebraica del Bronx, il giovane David mostrò presto segni di un profondo disagio psicologico. Introverso, solitario e con difficoltà a socializzare, sviluppò un’ossessione per la piromania e piccoli furti. La morte della madre adottiva per cancro, quando aveva solo 14 anni, fu un trauma devastante che acuì il suo senso di isolamento e rabbia. Dopo un’esperienza nell’esercito, da cui fu congedato con onore nel 1974, Berkowitz tornò a New York, trovando lavoro come postino. Fu in questo periodo che la sua mente, già fragile, iniziò a scivolare in un baratro di deliri paranoici. Cominciò a sentire delle “voci“, ordini demoniaci che, a suo dire, provenivano dal cane del suo vicino di casa, un labrador nero di nome Sam. Fu l’inizio della sua discesa nell’orrore.
Questa la serie degli omicidi:
29 luglio 1976: nel Bronx, due amiche, Donna Lauria di 18 anni e Jody Valenti di 19, erano sedute nell’auto di Jody a chiacchierare. Berkowitz si avvicinò e sparò tre colpi. Donna Lauria morì sul colpo, diventando la sua prima vittima. Jody Valenti sopravvisse, riportando una ferita alla coscia.
23 ottobre 1976: nel Queens, Carl Denaro (20) e Rosemary Keenan (18) si trovavano in auto quando Berkowitz aprì il fuoco. Entrambi sopravvissero, ma Denaro riportò una grave ferita alla testa che richiese l’apposizione di una placca di metallo.
27 novembre 1976: ancora nel Queens, le amiche adolescenti Donna DeMasi (16) e Joanne Lomino (18) stavano tornando a casa. Berkowitz le seguì e sparò. Donna sopravvisse con una ferita al collo, mentre Joanne rimase paralizzata a causa di un proiettile alla schiena.
30 gennaio 1977: la scia di sangue continuò. Christine Freund (26) e il suo fidanzato John Diel (30) stavano seduti nella loro auto nel Queens dopo aver visto un film. Berkowitz sparò due colpi. John Diel sopravvisse con ferite lievi, ma Christine Freund morì. È dopo questo attacco che la polizia collegò ufficialmente i delitti alla stessa arma, una pistola calibro 44.
8 marzo 1977: Virginia Voskerichian, una studentessa di 19 anni, stava tornando a casa nel Queens. Mentre mentre si avvicinava alla sua porta, Berkowitz le sparò in faccia, uccidendola all’istante.
17 aprile 1977: avvenne il primo e unico duplice omicidio. Nel Bronx, i giovani Alexander Esau (20) e Valentina Suriani (18) si trovavano in auto a pochi metri da casa di lei. Berkowitz sparò quattro colpi, uccidendoli entrambi. Vicino ai loro corpi, la polizia trovò la prima lettera firmata “Son of Sam“.
26 giugno 1977: nel Queens, Judy Placido (17) e Salvatore Lupo (20) erano in auto all’uscita da una discoteca. Vennero raggiunti da tre proiettili ma, sorprendentemente, entrambi sopravvissero alle ferite.
31 luglio 1977: l’ultimo, fatale attacco. A Brooklyn, Stacy Moskowitz (20) e Robert Violante (20) erano al loro primo appuntamento, seduti in auto. Berkowitz si avvicinò e sparò. Stacy Moskowitz morì in ospedale poche ore dopo. Robert Violante sopravvisse, ma perse la vista da un occhio e subì gravi danni all’altro.
La svolta arrivò quasi per caso: una testimone dell’ultimo attacco, quello del 31 luglio 1977, notò che era stata fatta una multa a un’auto parcheggiata in divieto di sosta vicino alla scena del crimine. Quel dettaglio si rivelò cruciale. Controllando le contravvenzioni, la polizia risalì a una Ford Galaxie intestata a David Berkowitz.
Il 10 agosto 1977, gli agenti lo arrestarono davanti al suo appartamento di Yonkers. “Beh, mi avete preso,” disse con calma, “Perché ci avete messo tanto?“. Nella sua auto furono trovati l’arma del delitto e mappe dei luoghi degli omicidi. Durante gli interrogatori, confessò tutto, raccontando la storia del cane demoniaco che gli ordinava di uccidere. Sebbene gli psichiatri abbiano etichettato la sua storia come un delirio, fu giudicato capace di intendere e di volere e condannato a sei ergastoli. Il suo caso rappresentò un punto di svolta per il profiling criminale, mostrando un assassino a cavallo tra il profilo “disorganizzato“, per via dei suoi deliri psicotici, e quello “organizzato“, per la sua capacità di pianificare e depistare le indagini. Anni dopo, Berkowitz ritrattò la storia del cane, sostenendo di aver fatto parte di una setta satanica e che gli omicidi fossero delitti rituali, una teoria mai provata ma che aggiunse un ulteriore strato di mistero alla sua figura. Oggi detenuto, si fa chiamare “Son of Hope“, Figlio della Speranza, dopo una conversione religiosa. La sua eredità criminale, tuttavia, sopravvive nelle “Son of Sam laws“, leggi che impediscono ai criminali di trarre profitto dalle loro storie, e nel ricordo indelebile di un’estate in cui il terrore ebbe il volto ordinario di un postino del Bronx.