Fausto e Iaio uccisi da tre killer arrivati da Roma

È il 22 marzo del 1978. Due bare in noce chiaro, portate in spalla da otto ragazzi del centro sociale Leoncavallo, lasciano l’obitorio di Piazzale Gorini, a Milano. Su uno striscione bianco in testa al corteo c’è scritto “Le mamme di tutti i compagni piangono i loro figli Iaio e Fausto”. Lorenzo “Iaio” Iannucci e Fausto Tinelli, due ragazzi di 19 anni uccisi con otto colpi di pistola quattro giorni prima, il 18 marzo del 1978, in via Mancinelli, poco distante da piazza San Materno. Nel maggio 2025, a quarantasette anni dall’agguato, la Giudice per le Indagini Preliminari Maria Idria Gurgo di Castelmenardo riapre l’inchiesta e lo fa perché in quel duplice omicidio, mai archiviato nella coscienza collettiva, “c’è una verità che pretende giustizia” come ci ha dichiarato la mamma di Fausto Tinelli, Danila Angeli: “I tre killer sono arrivati da Roma, con la foto di mio figlio. Loro non sapevano neanche chi fosse perché la preparazione della morte di Fausto e di Iaio l’hanno organizzata qui, a Milano”. Non due vittime scelte a caso, dunque, ma un’esecuzione voluta e studiata nei particolari.
Le indagini ripartono dalle prime testimonianze, da un volantino di rivendicazione e da un impermeabile bianco.
Ma torniamo a quel 18 marzo del 1978. È una donna, Marisa Biffi, a dare l’allarme. La stessa che racconterà poi agli inquirenti di aver visto tre ragazzi in piedi, poco distanti da un quarto ragazzo che si comprimeva lo stomaco e che si accasciava per terra. Dirà di aver sentito dei colpi ovattati e di aver visto uno dei tre in piedi con una pistola nascosta in un sacchetto di plastica. Per evitare l’espulsione dei bossoli. Killer attenti a non lasciare prove, abituati, quindi, a uccidere. Don Carlo Perego, il parroco della chiesa di piazza San Materno, che ha visto Fausto e Iaio crescere nel quartiere, accorre per l’estrema unzione. Iaio muore sul colpo, Fausto durante il trasporto in ospedale. Dei tre giovani in fuga in via Mancinelli, subito dopo l’agguato, parla un altro testimone, Natale di Francesco il quale conferma: due indossavano un impermeabile bianco, un terzo un giubbotto color cammello.
Lo stesso testimone notò la presenza di altri due giovani all’ingresso di via Mancinelli che – disse – scapparono velocemente pochi secondi dopo gli spari, verso via Casoretto. Complici o passanti spaventati? Accanto ai corpi di Fausto e Iaio fu ritrovato un berretto di lana blu insanguinato. Non apparteneva ai due ragazzi e non fu mai analizzato. Dall’ufficio reperti del tribunale di Milano, dov’era conservato, sarà preso e distrutto “per motivi d’igiene”, dieci anni più tardi. Resta invece da analizzare, e lo faranno in questa nuova inchiesta, un impermeabile chiaro “dimenticato” all’interno del Bar Pirata, un locale vicino al Parco Lambro, e sequestrato due giorni dopo il duplice delitto. Dagli elementi raccolti nelle indagini archiviate prima da Armando Spataro, poi da Guido Salvini, infine da Clementina Forleo, torna all’attenzione degli inquirenti il volantino di rivendicazione arrivato da ambienti di estrema destra e firmato dalla brigata combattente Franco Anselmi. Anselmi era un neofascista romano, morto dodici giorni prima dell’omicidio di Fausto e Iaio, mentre tentava di rapinare un’armeria della capitale. Tra i camerati del gruppo di Anselmi c’è Massimo Carminati, processato e poi assolto dall’accusa di aver ucciso il giornalista Carmine Pecorelli oltre all’accusa, anche questa caduta, di aver lavorato con due ufficiali del Sismi a un tentativo di depistaggio dell’inchiesta sulla strage di Bologna.
Il volantino di rivendicazione è molto importante – ci dice l’ex magistrato Guido Salvini – perché quel nucleo di ‘Brigata Combattente Franco Anselmi’ comparve solo due volte in quel mese, a Milano per Fausto e Iaio e a Roma per un altro attentato fatto alla sede del partito comunista di via Trogo, in zona Balduina, sempre in onore di Franco Anselmi. I due volantini con quella sigla confermano l’asse Roma-Milano”. Un attentato messo a segno il 29 maggio del 1978 a Roma, “poche ore dopo l’attentato incendiario alla sede del Psi a Casalpalocco”, ci rivela una nostra fonte che attribuisce il furto dell’esplosivo utilizzato a uno dei tre estremisti di destra da sempre indagati per il duplice omicidio di Fausto e Iaio.
Mario Corsi, Massimo Carminati, Claudio Bracci sono i nomi che tornano in questa nuova inchiesta. Su di loro, secondo la giudice Clementina Forleo che, nel 2000, archiviò la precedente indagine, vi erano “elementi indiziari”, non prove. Elementi che tornano a bussare insieme alle rivelazioni dei primi pentiti – Paolo Aleandri, Walter Sordi, Paolo Bianchi (uno dei più importanti esponenti di Ordine Nuovo) e Cristiano Fioravanti (fratello di Valerio Fioravanti, fondatore dei Nuclei armati rivoluzionari) – che indicarono nel trio nero i responsabili del duplice delitto.
Sulla presenza di Mario Corsi a Milano, in quei giorni, ci sono diverse testimonianze. E nell’appartamento romano di Corsi furono ritrovate due fotografie, una dei funerali dei due ragazzi e l’altra con i volti di Fausto e Iaio.
Confidiamo – ci dichiara l’avvocato Nicola Brigida, legale dei familiari di Lorenzo Iannucci e di Fausto Tinelli – che la riapertura del caso possa finalmente rendere giustizia a due ragazzi di nulla colpevoli, se non dei loro ideali, sacrificati in quella lunga scia di sangue che ha segnato quegli anni tremendi”.
Due ragazzi ricordati ogni anno dalle generazioni successive di quelle “mamme del Leoncavallo” che ogni 18 marzo si ritrovano per ricordare. Per chiedere giustizia.

Author: Raffaella Fanelli

Giornalista, ha scritto per numerose testate, tra le quali la Repubblica, Sette - Corriere della Sera, Panorama, Oggi, e altrettante trasmissioni televisive, da Quarto grado a Verissimo a Chi l’ha visto? Ha realizzato interviste a Salvatore Riina, Angelo Provenzano, Vincenzo Vinciguerra, Valerio Fioravanti, Franco Freda. Nel 2018 pubblica "La verità del Freddo" (Chiarelettere), il libro intervista a Maurizio Abbatino, fondatore con Franco Giuseppucci della Banda della Magliana. Nel 2019 una sua inchiesta giornalistica permette alla procura di Roma di riaprire le indagini sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli e, nel 2020, dà alle stampe, con Ponte alle Grazie, "La strage continua. La vera storia dell’omicidio di Mino Pecorelli". Nel 2022 pubblica con Emons e il Fatto Quotidiano “OP”, il podcast sul delitto del giornalista. Del 2023 è "Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni?" (Ponte alle Grazie).

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